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Manifattura italiana: chiude il 2022 con +2,1%, rallenta nei prossimi mesi

Manifattura italiana: chiude il 2022 con +2,1%, rallenta nei prossimi mesi

  • L’industria manifatturiera italiana potrà chiudere il 2022 con un fatturato a prezzi costanti in crescita tendenziale del 2,1%, un tasso rivisto al rialzo rispetto alle stime di maggio e decisamente robusto dopo il rimbalzo prossimo al 16% dello scorso anno. La spinta inflattiva, accentuata dalla traslazione lungo le filiere dei rincari energetici, sosterrà un ulteriore consistente aumento del fatturato a prezzi correnti: +25,2% tendenziale.
  • Il rallentamento dell’attività negli ultimi mesi dell’anno è destinato a proseguire nella prima parte del 2023, e spingerà il fatturato manifatturiero italiano verso una contrazione prossima all’1% (nella media del 2023) a prezzi costanti e un ridimensionamento della crescita a prezzi correnti (+4,2%).
  • Lo shock inflattivo in atto e il contesto di forte incertezza a livello mondiale impatteranno sulla capacità di spesa di famiglie e imprese con effetti negativi su consumi e investimenti, solo in parte controbilanciati dal sostegno del PNRR.
  • Pochi settori manterranno un’intonazione positiva nel 2023, a iniziare dalla Farmaceutica e dai settori più attivati dalla transizione digitale ed energetica, Elettronica ed Elettrotecnica. Inferiore alla media manifatturiera il calo dell’Alimentare e bevande, sostenuto da una componente di spese incomprimibili e gli Autoveicoli e moto, dopo la mancata ripartenza del mercato interno nel 2022.
  • I cali più consistenti nel 2023 riguarderanno i produttori di durevoli per la casa, Mobili ed Elettrodomestici (dopo l’exploit degli anni pandemici) e i produttori di intermedi, soprattutto Metallurgia e Intermedi chimici, penalizzati dalla prudenza nella ricostituzione delle scorte dei settori a valle, a iniziare dalla Meccanica, che sconterà gli effetti del rallentamento del ciclo degli investimenti sui mercati interno e internazionale. Tra i settori più in difficoltà anche il Sistema Moda che potrà però contare sulla specializzazione del Made in Italy nell’alta gamma, segmento meno colpito dalle difficoltà di reddito. Restano nel complesso favorevoli le prospettive per i settori intermedi attivati dal ciclo delle costruzioni che, sebbene in rallentamento, continuerà a restare trainante.
  • Lo shock energetico si farà sentire anche sui conti delle imprese: con Ebitda margin in calo di circa 8 decimi di punto nel 2022 e di altri 9 nel 2023, quando il raffreddamento della domanda renderà più difficoltoso ritoccare al rialzo i listini di vendita. I sacrifici sui margini unitari agiranno tuttavia sui livelli molto elevati raggiunti lo scorso anno: l’analisi dei bilanci di un ampio campione di imprese fa emergere un forte rimbalzo diffuso tra settori e classi dimensionali, che ha portato l’Ebitda margin del manifatturiero al 10,3%, il livello più alto dal 1995. Il contesto inflattivo è inoltre atteso tradursi in un aumento significativo degli utili netti nel 2022 (+22% per il complesso del manifatturiero, circa 11 miliardi di euro aggiuntivi rispetto ai quasi 50 miliardi raggiunti nel 2021).
  • Per il 2024, la distensione del contesto operativo interno e internazionale consentirà un recupero dell’attività manifatturiera, sia pure moderato, nell’ordine dell’1,9% a prezzi costanti. La crescita potrà essere più intensa per i settori ancora indietro nel percorso di ripresa post-Covid (Autoveicoli e moto e Sistema moda) e per Meccanica ed Elettrotecnica, grazie alle attese di recupero più rapido per gli investimenti in Italia e all’estero.

Scarica la Sintesi del Rapporto Analisi dei Settori Industriali - Ottobre 2022

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