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Cina: la crisi immobiliare riporta l’attenzione su debito e rischi finanziari

Cina: la crisi immobiliare riporta l’attenzione su debito e rischi finanziari

La rapida crescita economica della Cina, essenzialmente trainata dagli investimenti e finanziata con un forte aumento del credito, ha comportato un rapido aumento dell’indebitamento dopo la crisi finanziaria del 2008, principalmente delle imprese - soprattutto immobiliari - ma anche delle famiglie e, più recentemente, degli enti locali.

La perdurante debolezza del mercato immobiliare costituisce la maggiore fonte di rischio sistemico per la Cina data la rilevanza che ha il settore per l’economia del Paese.

Le recenti difficoltà di alcune grandi imprese immobiliari e di alcuni governi locali stanno riaccendendo l’attenzione di analisti e investitori sui rischi finanziari derivanti dall’elevato indebitamento.

La persistente debolezza del settore immobiliare costituisce la maggiore fonte di rischio sistemico per l’economia cinese, a causa non solo dell’impatto di ulteriori fallimenti delle imprese immobiliari sui bilanci delle banche - soprattutto di quelle più piccole - e delle interconnessioni tra settore finanziario bancario e non bancario, ma anche della riduzione delle entrate fiscali dei governi locali e delle difficoltà dei loro veicoli finanziari. A questi fattori si somma l’effetto negativo sui bilanci delle famiglie, già gravate da un indebitamento in rapida crescita che ne limita la capacità di ampliare i consumi. Tutti questi elementi continuano a rimanere una fonte di rischio sia per la stabilità finanziaria sia per la dinamica economica e lasciano i rischi al ribasso sullo scenario di crescita del Paese nel medio termine.

Le Autorità, pur continuando a preferire uno stimolo fiscale e monetario mirato e contenuto, stanno continuando a varare misure per rianimare l’economia e il settore immobiliare nonché per contenere i rischi finanziari. Le misure a sostegno del settore immobiliare varate da fine 2022, sia dal lato della domanda (allentamento delle misure antispeculative a livello locale, diminuzione delle caparre e dei tassi sui mutui) sia da quello dell’offerta (allentamento delle restrizioni al credito al settore immobiliare, facilitazione delle fusioni e acquisizioni) non sono ancora riuscite a risollevarne le sorti e le prospettive del settore nel breve termine restano negative. Il peggioramento dei bilanci dei LGFV e l’aumento delle pressioni sul loro debito sono ulteriori fattori preoccupanti, a maggior ragione per le interconnessioni tra il settore immobiliare e il settore bancario e non bancario, e richiederanno maggiori interventi da parte delle Autorità, soprattutto sul fronte fiscale.

L’allentamento fiscale e monetario, nonché la vigilanza e gli sforzi delle Autorità per limitare i rischi finanziari e il contagio tra gli operatori, supportano ancora uno scenario centrale di decelerazione economica contenuta, senza una crisi sistemica, con previsioni di consenso (Bloomberg) a 4,5% nel 2024 e nel 2025, da 5,1% nel 2023. Nonostante ciò, la probabilità di uno scenario alternativo caratterizzato da una crisi finanziaria e da un maggiore rallentamento dell’economia, accompagnato da possibili proteste sociali, non può essere considerata del tutto trascurabile.

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