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Analisi: Russia e Paesi UEEA nel post-pandemia e focus sulle sfide climatiche

Analisi: Russia e Paesi UEEA nel post-pandemia e focus sulle sfide climatiche

Nel corso di una conferenza con l’Associazione Conoscere Eurasia, Intesa Sanpaolo ha presentato la ricerca “Russia e Paesi UEEA all’indomani dello shock pandemico e di fronte alle sfide del cambiamento climatico”, realizzata a cura della Direzione Studi e Ricerche in occasione del XIV Forum Economico Eurasiatico di Verona che si terrà il 28-29 ottobre.

La ricerca indaga non solo i principali indicatori economici e il trend di interscambio tra l’Italia e i Paesi appartenenti all’Unione Economica Eurasiatica (UEEA), ma per la prima volta si arricchisce di dati e analisi sull’approccio e le politiche della Russia e dell’UEEA verso le tematiche ambientali.

Di seguito i principali highlights dello studio:

Russia e UEEA di fronte alle sfide del cambiamento climatico

In vista del COP26 di Glasgow, la Russia si è impegnata a portare la riduzione delle emissioni entro il 2030 al 30% rispetto ai livelli del 1990. La Russia è il quinto emittente mondiale di CO2 con una quota al 2018 del 4,2% in una classifica che vede la Cina al primo posto con il 24,7%, seguita dagli Stati Uniti con il 12,3% e da India e Unione Europea intorno al 7% ciascuna.

Sul fronte della transizione energetica la Russia ha avviato una serie di iniziative volte a differenziare il suo mix energetico in nuove direzioni, come l’espansione del settore eolico e, sfruttando uno specifico know-how, la produzione di idrogeno (blu e verde), su cui ambisce a divenire leader mondiale con una quota di mercato del 20% nel 2030. Quanto alle misure di decarbonizzazione, alcuni programmi di carbon trading - attraverso progetti pilota per l’avvio della produzione di idrogeno e l’attuazione di piani di forestazione - sono già attivi in alcune zone del paese, come nella regione di Sakhalin che per il 2050 è previsto raggiunga la neutralità carbonica.

Dal lato mercati, secondo il Ministero dello Sviluppo Economico russo, i green bond sono destinati a diventare un perno centrale della finanza sostenibile nel Paese, con volumi che potrebbero raggiungere i 300 miliardi di rubli entro il 2024. Anche Kazakistan e Kirghizistan hanno intrapreso passi importanti in materia ESG.

UEEA: andamento economico e dinamica del commercio estero

Nei Paesi UEEA - che nel 2020 hanno risentito anche di un andamento avverso del mercato degli idrocarburi - la dinamica del PIL si è mossa sostanzialmente in linea con quella globale. Nel complesso i Paesi UEEA hanno subito un calo del PIL del 3,1%, a fronte di una contrazione globale del 3,2%, ancora più intensa in Europa (con -6,5% in Area euro e -9,8% nel Regno Unito) e più contenuta invece in Asia (grazie ad un +2,3% della Cina). Per il 2021, in presenza di un miglioramento della situazione sanitaria e in assenza di possibili nuove ondate resistenti ai vaccini, la previsione, grazie anche al recupero in corso delle quotazioni petrolifere, è di un rimbalzo della crescita del PIL della UEEA del 4% circa, trainato da Russia e Kazakistan, con ritorno dell’attività economica sui livelli pre-COVID entro fine 2021. Per il 2022 la previsione si colloca al 3%.

Venendo alle dinamiche del commercio, gli scambi multilaterali e bilaterali con l’Italia dei Paesi UEEA e, al suo interno, della Russia hanno risentito in misura determinante delle ripercussioni economiche dello shock pandemico da COVID-19. I dati del 1° semestre 2021 - disponibili per la sola Russia - segnalano con la ripresa dell’economia, un forte recupero anche della dinamica tendenziale dell’interscambio (+29,1%), grazie ad un rimbalzo sia delle esportazioni sia delle importazioni, risalite nel semestre a 208,7 miliardi di dollari (+29,3%) e, rispettivamente, a 136,6 miliardi di dollari (+28,9%).

Le esportazioni delle regioni italiane e dei distretti industriali nella UEEA

Gli scambi commerciali bilaterali dell’Italia con i Paesi della UEEA hanno mostrato tendenze analoghe a quelle intervenute agli scambi dei Paesi eurasiatici a livello globale, con forte caduta dei flussi nel 2020 e sensibile recupero nel primo semestre del 2021. In dettaglio, nel 2020 l’Italia ha scambiato con la UEEA beni per circa €18,9 miliardi, in calo del 27,8% circa sul 2019, dopo un triennio nel quale l’interscambio era cresciuto del 30% circa, dai €20,1 miliardi del 2016 a €26,1 miliardi nel 2019. I dati del 1° semestre del 2021 indicano un recupero sensibile del commercio. Nel dettaglio, l’Italia ha scambiato nei primi sei mesi dell’anno con i Paesi della UEEA beni per 11,4 miliardi (+16,5%), per effetto di importazioni pari a €7,3 miliardi (+20,8%) ed esportazioni per €4,1 miliardi (+9,6%).

Guardando alle dinamiche distrettuali, punto di forza tipico della manifattura italiana, nel 2020 la pandemia ha fortemente penalizzato l’export verso la UEEA anche nei distretti, sceso dell’11,9%, poco meno di quanto registrato verso il resto del mondo (-12,7%).

Le prime evidenze relative al 2021 segnalano, però, una capacità di reazione importante anche per i distretti. Nel primo semestre dell’anno hanno mostrato un forte rimbalzo dell’export diretto verso l’UEEA, facendo segnare un progresso tendenziale del 29,7% (due punti percentuali in più rispetto a quanto sono riusciti a fare nel resto del mondo), ma soprattutto livelli di export superiori a quelli registrati nello stesso periodo del 2019 (+4,4%).

Nello studio anche un approfondimento sulla diffusione dei brevetti green nei cluster industriali che più esportano nella UEEA.

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